Itinerari

Roma, la “città eterna”, è senza dubbio una delle più belle città del mondo e, per questa ragione, è uno di quei luoghi che tutti dovrebbero visitare almeno una volta nella vita.

A Roma le cose da fare e vedere sono molte. Essendo una città molto antica, prepotentemente plasmata nel suo aspetto odierno da una storia lunga e complessa, Roma non si lascia scoprire facilmente, al contrario, instaura un rapporto di conoscenza graduale, in crescendo, con il visitatore.

Conoscere Roma intimamente e visitare tutti i luoghi più belli della città in un giorno è praticamente impossibile. Se hai soltanto una giornata a disposizione per visitare Roma oppure se stai per recarti nella città della Dolce Vita per la prima volta, l’importante è andare per gradi, partendo da un itinerario sintetico (seppur abbastanza completo) delle cose più importanti da vedere in città.

Organizzare un buon itinerario quando si ha solo un giorno a disposizione è fondamentale: ecco le tappe da seguire per visitare Roma in un giorno in maniera produttiva, senza perdite di tempo, spostandosi a piedi.

Cosa ti occorrerà per rendere la tua visita a Roma proficua? Una cartina della città per poterti orientare durante i tuoi giri turistici e delle scarpe comode, perché molto probabilmente ci sarà parecchio da camminare. Se hai paura di cedere alla fatica, è consigliabile avere in tasca un paio di biglietti della metropolitana, mezzo pubblico che, in caso di necessità, ti assicurerà spostamenti rapidi e low-cost nei luoghi di Roma più decentrati.

Il porto

Il porto di Civitavecchia fu costruito per volere dell’imperatore Traiano (fondatore della città nota allora come Centumcellae), intorno al 106 d.C.. L’idea dell’imperatore era quella di facilitare con un altro approdo sicuro il piano annonario a favore di Roma e i lavori vennero progettati dall’architetto Apollodoro di Damasco.

L’impianto originale del porto rispecchiava i criteri architettonici del tempo con un grande bacino quasi circolare di circa 500 metri, due grandi moli e un antemurale, un’isola artificiale protesa in mare a protezione del bacino. L’intera struttura era sormontata da due torri contrapposte, in seguito dette del Bicchiere e del Lazzaretto (ancora visibile, e ricostruita da Sangallo).

Dopo la caduta dell’impero romano il porto di Civitavecchia e l’insediamento urbano di Centumcellae assistettero ad un susseguirsi di dominazioni e passaggi di mano, contesi tra il papato, varie potenze comunali e frequenti incursioni saracene. Nel XV secolo, dopo che la città rientrò definitivamente sotto il controllo papale, il porto di Civitavecchia riprese vigore e importanza.

Fu dapprima costruita la Rocca, una fortificazione quadrangolare, poi nel 1508 Giulio II affidò al Bramante i lavori di costruzione del Forte Michelangelo, che sarebbe sorto su antiche rovine romane. Il forte venne completato nel 1537 grazie forse, al contributo di Michelangelo. Nel 1608, sotto il papato di Paolo V, viene eretto un fanale (il Faro), sulla estremità sud dell’isola frangiflutti, alto ben 31 metri. Il 26 novembre del 1659 viene posta la prima pietra dell’arsenale disegnato dal Bernini, che per lungo tempo coagulerà buona parte dell’economia cittadina.

Fu poi edificata la cinta muraria merlata voluta da papa Urbano VIII e nel 1743 la famosa fontana del Vanvitelli. Qualche anno dopo fu realizzata porta Livorno. Alcune di queste strutture sono andate distrutte a causa dei bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. In particolare nel 1943 furono distrutti il Faro, l’Arsenale, il Forte del Bramante e la Rocca vecchia.

Chiesa dei Santi Martiri Giapponesi

La Chiesa dei Santi Martiri Giapponesi si trova in Largo San Francesco d’Assisi, proprio all angolo con il tratto del Lungomare Thaon de Revel in cui si trova il nostro B&B. L’ edificio è facilmente raggiungibile in pochi minuti dal centro della città o dalla stazione ferroviaria con una piacevole passeggiata fronte mare che partendo dalla Marina di Civitavecchia e passando accanto alla piattaforma del Pirgo vi porta fino al piccolo porticciolo della Lega Navale.

Una volta arrivati qui, vi basterà svoltare a sinistra in Largo San Francesco d’Assisi e vi ritroverete di fronte alla grande chiesa. Nella piccola piazzetta antistante si trova la statua di San Francesco d’Assisi mentre all’interno della chiesa è possibile ammirare gli splendidi affreschi del pittore giapponese Luca Hasegawa.

Per conoscere appieno la storia di questa chiesa è necessario fare un salto indietro al 1549, anno in cui i padri gesuiti, guidati da San Francesco Saverio, partono dall’Italia alla volta del Giappone per convertire al cristianesimo la popolazione nipponica. La missione riesce a portare così tanti proseliti che lo shogun giapponese emana un decreto di espulsione contro i gesuiti. Quando nel 1593 sbarcano in Giappone anche i frati francescani, la vicenda si complica provocando una seconda reazione dello shogun, questa volta ancora più dura. Il 9 dicembre del 1596 il suo ordine di arresto dei francescani, dei gesuiti e dei neo-cristiani giapponesi si trasforma nel martirio di 26 cristiani. Nel frattempo Civitavecchia, grazie ai traffici del suo Porto che all’epoca appartiene alla Chiesa, diventa un’importante tappa per tutti i religiosi che partono e tornano dalle missioni, facendo nascere l’esigenza di costruire un nuovo punto di ritrovo.

I lavori durarono più di otto anni e finalmente il 13 giugno 1872, giorno della festività di S. Antonio da Padova, la Chiesa viene consacrata ed i Frati Francescani Minori fanno il loro ingresso ufficiale nella realtà ecclesiale di Civitavecchia.

Il 30 agosto 1943, il secondo bombardamento subito da Civitavecchia provoca il crollo della Chiesa che con tanto amore e dedizione i Frati Francescani Minori avevano edificato dal nulla.

La ricostruzione è lenta e soltanto il 4 ottobre 1950, nel giorno di San Francesco d’Assisi durante l’anno del grande Giubileo, viene inaugurata la nuova Chiesa dei Santi Martiri Giapponesi a Civitavecchia.

Nel frattempo era arrivato Roma Luca Hasegawa, famosissimo artista giapponese convertitosi al cattolicesimo e giunto nella capitale proprio per celebrare l’anno Santo. Agostino Kanayama, incaricato del Giappone presso la Santa Sede, vedendo che le pareti del nuovo edificio erano ancora spoglie, pensa di farle affrescare proprio dal famoso pittore nipponico.

Tra le prime figure che Hasegawa dipinge spiccano senza dubbio la bellissima Madonna col bambino con il kimono (dai lineamenti orientali e con indosso abiti del XVI secolo) e la scena dei 26 martiri giapponesi, caduti sul colle di Nagasaki il 5 febbraio 1597 impressi nei cinque dipinti dell’abside.

Ai lati della Madonna sono rappresentati, San Francesco Saverio, primo gesuita ad introdurre la religione cristiana in Giappone e San Francesco d’Assisi, fondatore dell’Ordine mentre ai lati dell’abside Hasegawa rende omaggio a Santa Fermina, patrona di Civitavecchia e ad Hasekura Tsunenaga, primo giapponese a sbarcare in città nel XVII secolo.

I dipinti dei 6 altari laterali, portati a compimento tre anni dopo, raffigurano invece rispettivamente San Pietro con le chiavi del Paradiso, San Paolo, San Giuseppe e il Bambino Gesù e San Francesco d’Assisi, mentre nella cappella con la statua della Vergine Maria ed in quella del Sacro Cuore di Gesù, il dipinto di Sant’Antonio da Padova con in braccio il Bambino Gesù.

Le Terme Taurine

Il sito archeologico delle Terme Taurine sorge sopra una collina immersa nel verde, a circa 5 km dal centro di Civitavecchia. Conosciute anche come Terme di Traiano, dal nome dell’imperatore romano fondatore della città, sono uno dei più importanti complessi termali di età romana di tutta l’Etruria meridionale.

Le Terme Taurine erano all’ epoca dotate di spogliatoi, vasche di acqua calda e fredda, bagno turco, sala massaggi e camere da letto. Il tutto abilmente decorato da fregi, mosaici e marmi di grande valore. furono un luogo di grande aggregazione sociale dove si recavano persone appartenenti ai più disparati ceti sociali, dai legionari appena sbarcati da una missione a personaggi illustri dell’antica Roma.

Alle Terme troverete anche un bellissimo giardino botanico dove passeggiare tra splendide varietà di fiori e piante.

Tarquinia

La città di Tarquinia (Tarquinii in latino e Tarch(u)na in etrusco, derivante da quello del mitico Tarconte) fu uno dei più antichi ed importanti insediamenti della dodecapoli etrusca. In rapporto con Roma fin da epoca molto antica, diede a questa città la dinastia dei re Etruschi (Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo) che svolse un ruolo di primaria importanza nella storia della città latina (fine del VII e VI secolo a.C.).

Tarquinia entrò più volte in guerra con Roma e da questa fu infine sottomessa dopo la battaglia di Sentino, all’inizio del III secolo a.C. nel 295 a.C. Da allora Tarquinia fece parte dei territori romani nella regio VII Etruria. Sul suo litorale si sviluppò la colonia marittima di Gravisca, che fino alla fondazione di Centumcellae (oggi Civitavecchia) da parte dell’imperatore Traiano nel II secolo dopo Cristo, rappresentò il principale porto dell’Etruria meridionale, abbandonato in seguito alle scorrerie dei pirati saraceni in epoca altomedievale.

In seguito alla costruzione del nuovo porto di Civitavecchia, erede dell’antica Centumcellae, con fortificazioni progettate da architetti del calibro di Michelangelo Buonarroti e Antonio da Sangallo, nel XV secolo Corneto perse nuovamente e definitivamente la sua funzione di porto dell’alto Lazio, il che determinò una progressiva decadenza economica e demografica del territorio, interessato sempre più dalla malaria a causa delle paludi costiere.

Nel periodo precedente la seconda guerra mondiale divenne sede della scuola di paracadutismo. Fu inoltre interessata ad un massiccio programma di bonifiche da parte del regime fascista, seguito dalla riforma agraria del 1950: i due provvedimenti contribuirono al rilancio del settore agricolo (e di un effimero sviluppo industriale collegato), attirando un’ingente immigrazione interna soprattutto dalle Marche.

Cerveteri

Precedentemente detta Caere. Il suo nome moderno deriva da Caere Vetus, così chiamata nel XIII secolo per distinguerla da Caere Novum (l’attuale Ceri). Altri antichi toponimi della città sono Cisra (per gli Etruschi), Agylla, Άγυλλα (per i Greci).

La città di Cerveteri ha una storia molto antica, presumibilmente risalente alla metà del IX secolo a.C., come hanno evidenziato alcune ricerche archeologiche che hanno permesso di accertare la presenza di un’occupazione stabile della zona con insediamenti abitativi e relative necropoli etrusche. Ufficialmente, appare per la prima volta nella storiografia a causa della battaglia del Mar Sardo, avvenuta nel 540 a.C. Nei secoli successivi si ridimensiona come centro agricolo e, solo nel XX secolo, come centro turistico e archeologico. Durante la seconda guerra mondiale erano operativi nel territorio comunale due aeroporti militari (o meglio campi d’aviazione), l’aeroporto di Cerveteri e l’aeroporto di Furbara, che, nell’evolversi della Campagna d’Italia, furono anche presi in considerazione, da parte degli Alleati, come possibili basi da utilizzare per l’offensiva su Roma. Sul sito di Furbara, che era anche poligono di tiro aereo, prima dell’entrata in guerra, durante un’esercitazione, Mussolini dimostrò l’efficienza dei velivoli italiani ad Hitler, venuto ad assistere insieme ai suoi gerarchi a tali dimostrazioni, avvenute a Napoli per la Marina ed appunto a Furbara per l’Aeronautica. Nel 1949 ricevette la frazione di Ladispoli dal comune di Civitavecchia; nel 1970 la frazione divenne comune autonomo.

Vulci

Vulci è un’antica città etrusca che oggi fa parte del territorio di Montalto di Castro, in Provincia di Viterbo, nella Maremma laziale. Pur essendo lontana dal mare, si trova su di una piattaforma calcarea lungo la riva destra del Fiora, fu una delle più grandi città-stato dell’Etruria, con un forte sviluppo marinaro e commerciale con Grecia e Oriente, come testimoniano i sontuosi corredi funebri ritrovati nelle necropoli adiacenti, oggi sparsi nei musei di tutto il mondo. Nelle necropoli che circondano la città, situate nei territori di Montalto di Castro e Canino, nelle località di Cavalupo, Ponte Rotto, Polledrara, Osteria, Campo di Maggio e Camposcala, si trovano migliaia di tombe, dalle forme e tipologia diverse: fosse, tumuli, tombe a cassone, tombe a camera e tombe a corridoio. Tra le più note: il grandioso tumulo della Cuccumella (alto 18 metri e con un diametro di 75 metri), la Cuccumelletta e la Rotonda, la tomba François, situata nel territorio di Canino, quelle dei Tori, delle Iscrizioni e dei Due Ingressi. A Osteria sono presenti diverse tombe a camera caratterizzate dal soffitto scolpito, come era in uso nelle abitazioni etrusche.Tra i monumenti più suggestivi, il maestoso ponte detto del Diavolo (III sec. a.C.) che con i suoi 30 metri di altezza domina il fiume Fiora, nei pressi del castello medievale della Badia (XIII sec.).

Tolfa

Collocato sul versante meridionale dei monti della Tolfa, su rupi rigide e scoscese, questo pittoresco villaggio, ci regala documentazioni archeologiche risalenti al Paleolitico, Neolitico, all’età del rame e all’età del bronzo. L’insediamento e l’integrazione, sono dovute dalla fiorente presenza di minerali metallici presenti su tutto il territorio, correlati alla sua origine vulcanica.

Numerose tombe ad inceneritore, sparse nelle aree circostanti e ritrovamenti di oggetti in rame (fine III millennio a.C – inizio I millennio a.C), testimoniano i ricchi insediamenti nell’era del bronzo finale rappresentando questo passaggio storico con il nome universale di Fase Tolfa. Successivamente (inizio età del ferro X secolo a.C), su tutta l’area dei Monti della Tolfa e in alcune zone dell’Etruria, si ebbe un ‘abbandono del territorio e una notevole diminuzione demografica, che incentivarono così lo sviluppo dei primi centri urbani come quelli di Tarquinia e Cerveteri. La progressiva ripopolazione portò allo stazionamento del popolo etrusco, testimoniato dalla presenza di tombe a camere costruite con i materiali presenti nel sottosuolo come ad esempio il tufo.

La prima documentazione disponibile, dopo l’età romana (ancora oggi presente su tutta l’area comunale), ci giunge dal 1201, con un interessante manoscritto dove è menzionato il nome della Tolfa (contenuto nella raccolta Margarita Cornetana). All’inizio dell XIII secolo, durante la modifica dei possedimenti sul territorio Patrimonio di San Pietro, Tolfa divenne proprietà della Santa Sede, secondo Papa Innocenzo II. Nel XIV secolo, venne occupata dai Viterbesi, inizialmente dalla famiglia Capocci e successivamente dai Frangipane, i quali ebbero notevoli scontri con la Santa Chiesa, dovuti dalla scoperta di giacimenti di Alunite riscontrati dal Cardinale Giovanni di Castro (1460-1462), che portarono alla costruzione di forti mura su tutto il perimetro urbano.

Nel 1463, Giovanni di Castro, ottenne da Papa Pio II la concessione per lo sfruttamento delle miniere della durata di venticinque anni, ottenendo anche il permesso per la costruzione dell’edificio dell’Allume, Tolfa fu nuovamente proprietà indiscussa della Camera Apostolica. Finiti i venticinque anni di sfruttamento da parte del cardinale Di Castro, la concessione passò ad un nobile senese Agostino Chigi, il quale poté non solo sfruttare le fiorenti miniere e tutta la ricca agricoltura e pastorizia offerta dalla zona Rocca di Tolfa, ottenne anche la facoltà di tenervi un proprio castellano.

Il ricavato di tale sfruttamento, operato da Chigi, superò tutte le ottimistiche aspettative tanto che il Papa ordinò l’utilizzo dell’entrate dei ricavi per finanziare la battaglia contro i Turchi, come da atto notarile (Appalto Alluminum Sanctae Crociate) collocato nell’Archivio Vaticano (1513). Nel 1530, grazie a Clemente VII, Tolfa ottenne lo statuto di comune autonomo, determinato un crescente e rapido sviluppo oltre la cinta muraria.

COME RAGGIUNGERE TOLFA: Google Maps

Allumiere

Collocata sulle cime più elevate dei Monti della Tolfa prospicienti il litorale tirrenico tra Roma e Civitavecchia, Allumiere è posta al centro di una zona ricca di storia, di notevole interesse naturalistico e archeologico. Le origini risalgono a tempi antichissimi. Le prime testimonianze di un insediamento umano nel territorio risalgono infatti all’epoca preistorica: utensili in pietra lavorata, appartenenti a piccoli nuclei umani dediti alla caccia e alla raccolta dei prodotti naturali e reperti risalenti all’età del Bronzo (II millennio a.C. – cultura Appenninica e cultura Protovillanoviana).

La civiltà etrusca è invece comprovata dalla presenza delle necropoli di Colle di Mezzo e di Bandita Grande, databili tra il VII secolo e la fine del IV sec. a.C. Alcuni resti di ville rustiche indicano l’agricoltura quale attività prevalente in epoca romana e per tutto il Medioevo, fino alla scoperta delle cave di alunite, minerale da cui si ricava l’allume di

rocca, elemento importante nella lavorazione delle pelli e dei tessuti. Intorno al 1460, Giovanni Da Castro, commissario dello Stato Pontificio, individuò nel territorio dei Monti della Tolfa delle piante di agrifoglio. In Oriente, dove lavorò anni prima nel settore tessile, questa pianta segnalava, al disotto delle sue radici, la presenza di alunite: piccoli scavi nel terreno, misero alla luce numerose pietre di questo prezioso minerale.

L’area della scoperta era in prossimità dell’attuale centro abitato di La Bianca,(nato poco dopo, intorno ad uno stabilimento per la lavorazione del caolino). Nel 1462, Giovanni Da Castro, ebbe la concessione da parte dello Stato Pontificio, per l’estrazione dell’alunite. La tecnica estrattiva impiegata era quella dello scavo a cielo aperto; questa tecnica di scavo, praticata per quasi tre secoli, ha alterato la fisionomia del paesaggio per via delle enormi spaccature e crateri praticati dall’uomo sul territorio per estrarre il minerale. La svolta nella produzione dell’allume, si ebbe dopo il 1500 ad opera di Agostino Chigi, detto il magnifico che, da appaltatore delle cave di alunite dal 1500 al 1520, spostò gli impianti di produzione ai piedi di Monte Roncone, oggi Monte delle Grazie.

Costruì, lo stabilimento per la lavorazione del minerale, un acquedotto e un villaggio minerario per gli operai. Tutto il complesso acquisì il nome di Le allumiere (sul villaggio minerario crescerà poi l’attuale paese di Allumiere). Nel 1870 con l’entrata dello Stato Italiano, l’intera industria dell’allume passò alla Societè Financière de Paris, la produzione era notevolmente ridotta rispetto al boom di quasi un secolo prima, a causa dell’ormai bassa richiesta di mercato. Nel 1879

troviamo che lo stabilimento è stato trasferito nella vicina Civitavecchia, e ceduto alla “compagnia generale dell’allume romano”, il personale continuò a

COME ARRIVARE AD ALLUMIERE: Google Maps